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TUMORE DELLA PROSTATA – cos’é e come combatterlo (1° Parte)

Riprendono gli articoli relativi alla Radioterapia applicata alle singole patologie redatti dalla Dott.ssa Justyna Waskiewicz, medico radioterapista presso l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige

TUMORE DELLA PROSTATA

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Si stima che in Europa ogni anno vengono diagnosticati all’incirca 2,6 milioni di nuovi casi di carcinoma della prostata. In Italia il carcinoma della prostata è attualmente la neoplasia più frequente e occupa il terzo posto nella scala della mortalità (oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati nei maschi ). In media, si registrano circa 36.000 nuovi casi l’anno, con circa 7.500 decessi. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, non considerando la mortalità per altre cause, è attualmente attestata al 91% a 5 anni dalla diagnosi, in costante e sensibile crescita. Il principale fattore correlato a questa tendenza temporale è dato dall’anticipazione diagnostica e dalla progressiva diffusione dello screening opportunistico *.

*(Documento AIOM –AIRTUM. I numeri del cancro in Italia, 2014 ).

Il rischio di sviluppare un tumore della prostata aumenta con l’aumentare dell’età. Più dell’80% dei casi di neoplasia prostatica, infatti, sono diagnosticati in pazienti di età superiore ai 65 anni.

Ma la prostata che organo è dove si trova?

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COS’E’ LA PROSTATA?

La prostata è una ghiandola, che fa parte dell’apparato genitale maschile e produce una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. E’ situata immediatamente sotto la vescica e di fronte al retto e ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie (IPB, iperplasia prostatica benigna) può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario.

Questa ghiandola è molto sensibile all’azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita.

COS’E’ IL TUMORE DELLA PROSTATA?

Il tumore della prostata ha origine proprio dalle cellule presenti all’interno della ghiandola che cominciano a crescere in maniera incontrollata. Presenta una crescita prevalentemente nella porzione periferica della ghiandola (70% dei casi) sotto forma di un nodulo, ma nella maggior parte la neoplasia è multifocale. L’istotipo più frequente è rappresentato dall’adenocarcinoma.

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?

L’eziologia del carcinoma prostatico è multifattoriale ed è il risultato di una complessa interazione di fattori genetici ed ambientali .

I principali fattori di rischio sono:

  • età;

  • razza;

  • fattori ormonali (elevati livelli circolanti di testosterone);

  • storia familiare di tumore della prostata (il rischio è quasi raddoppiato nel caso di un familiare di primo grado affetto da questa neoplasia);

  • stile di vita (eccessivo apporto calorico e di grassi).

Da ultimo, sono in costante aumento gli studi, che stabiliscono una correlazione tra la malattia e l’infiammazione cronica o ricorrente della prostata.

COME SI MANIFESTA IL TUMORE DELLA PROSTATA?

Nelle sue fasi iniziali, il tumore è totalmente asintomatico e non mostra alcun segno obiettivo che possa rappresentare un campanello d’allarme.  I disturbi che si possono riscontrare sono gli stessi che si accompagnano all’iperplasia prostatica benigna, molto frequente dopo i 50 anni, vale a dire:

  • indebolimento del getto delle urine;

  • frequente necessità di urinare, sia di giorno che di notte;

  • incontenibile stimolo di urinare (in alcune occasioni);

  • possibile dolore alla minzione;

  • presenza di sangue nelle urine (in alcune occasioni).

Solo nei rarissimi casi in un fase molto avanzata è possibile osservare alcuni sintomi specifici quali ostruzione al flusso urinario (a causa dell’invasione dell’uretra prostatica), sangue nello sperma (a causa dell’invasione delle vescicole seminali) o dolori ossei dovuti alla presenza di metastasi ossee.

COS’E’ LO SCREENING E QUANDO ESEGUIRLO?

Il primo esame che normalmente si esegue è il test del PSA, molto importante perché indica il funzionamento della prostata. Per tale motivo questa proteina è definita indicatore d’organo, ma non è un marcatore specifico della presenza di un tumore: un livello elevato di PSA può indicare la presenza di un’infezione o infiammazione, ma non è sinonimo di tumore.

Attualmente è motivo di discussione il possibile vantaggio di uno screening con il PSA nella popolazione maschile generale. Il diffuso utilizzo del test del PSA conduce ad un considerevole aumento del numero delle diagnosi di tumore, in particolare delle forme iniziali, molte delle quali potrebbero essere non aggressive (e per questo definite indolenti) e, quindi, potrebbero non evolvere mai nel corso della vita del paziente.

Per questo motivo il dosaggio del PSA come test di screening dovrebbe essere sconsigliato in uomini asintomatici sotto i 50 anni e senza fattori di rischio come la familiarità o la razza.

COME SI FA LA DIAGNOSI DEL TUMORE DELLA PROSTATA?

La diagnosi di tumore della prostata richiede l’integrazione di diversi elementi diagnostici:

  • esplorazione digito-rettale (DRE);

  • dosaggio del PSA;

  • tecniche di immagini (Ecografia prostatica transrettale (TRUS), Risonanza Magnetica (RM), Scintigrafia ossea, Tomografia Computerizzata (TC), Tomografia ad emissione di positroni PET-TC));

  • agobiopsia prostatica.

L’esplorazione rettale (ER) costituisce il primo approccio diagnostico al paziente che presenti sintomatologia riferibile ad una possibile patologia prostatica. Dato che il carcinoma prostatico insorge in oltre il 70% dei casi a livello della porzione periferica della ghiandola, il nodulo neoplastico può essere spesso rilevato già con la semplice palpazione.

Il valore del PSA può essere elevato in circolo non solo in presenza di patologia maligna della prostata, ma anche in condizioni fisiologiche, come la eiaculazione recente o l’attività fisica intensa, in caso di patologia benigna (ipertrofia prostatica, prostatite, infarto prostatico, ritenzione urinaria), nonché dopo l’esecuzione di alcune manovre diagnostiche, quali la cistoscopia o la biopsia prostatica. L’effetto dell’esplorazione rettale sembra limitato.

Il valore soglia tradizionalmente utilizzato è pari a 4 ng/ml.

Esiste un’ampia sovrapposizione fra soggetti con neoplasia confinata all’organo e soggetti con ipertrofia prostatica, che presentano spesso valori compresi fra 4 e 10 ng/ml. Per contro, circa il 20% dei pazienti con neoplasia confinata all’organo presentano valori di PSA inferiori a 3 ng/mL.

Il PSA non può essere considerato l’unico criterio per decidere se fare o meno la biopsia. La scelta se fare la biopsia deve basarsi sul sospetto clinico ricavato dalla esplorazione digito-rettale (DRE) e/o dal PSA integrati però con informazioni cliniche addizionali e con la valutazione di eventuali fattori di rischio. Inoltre, un singolo valore elevato di PSA non dovrebbe comunque indurre subito decisioni cliniche, ma dovrebbe essere confermato dopo alcune settimane.

Tra le tecniche di immagini, l’ecografia transrettale (TRUS) trova maggiore applicazione per la biopsia sotto guida ecografica . La Tomografia Computerizzata, Scintigrafia Ossea e Risonanza Magnetica vengono utilizzate nella stadiazione della malattia una volta confermata la diagnosi con la biopsia prostatica. La PET-TC con colina a volte viene utilizzata nel sospetto di una progressione della malattia, quindi nella ristadiazione, o nei casi in cui le altre tecniche di immagine sono dubbie.

L’agobiopsia prostatica rappresenta la certezza istologica di neoplasia prostatica. Un numero più elevato di prelievi è infatti ritenuto indicato, in genere fra 12 e 16, oltre a eventuali prelievi mirati su lesioni visibili.

COME SI CURA IL TUMORE DELLA PROSTATA?

Il trattamento del carcinoma della prostata si propone obiettivi diversi, a seconda dell’estensione anatomica e dell’aggressività della malattia, ma anche della speranza di vita del paziente e della presenza di situazioni di comorbilità, che possono rappresentare un rischio di morte superiore a quello rappresentato dalla stessa neoplasia prostatica. Non bisogna, infatti, trascurare il fatto che una porzione non esigua (circa il 40%) dei pazienti cui viene diagnosticata una neoplasia prostatica è destinata a morire “con” e non “per” il proprio tumore e che questa porzione comprende anche pazienti con malattia localmente avanzata o metastatica.

Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il trattamento del cancro della prostata sono:

  • Vigile attesa ed il trattamento differito: “ Active surveillance” e “Watchful waiting”
  • Chirurgia
  • Radioterapia
  • Ormonoterapia
  • Chemioterapia

(Continua con l’articolo relativo a come su cura il tumore alla prostata)

Dott.ssa Waskiewicz

Articolo redatto da:
Dott.ssa Justyna WASKIEWICZ
Medico Radioterapista
presso l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige

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