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IL TUMORE AL SENO – Seconda Parte

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COME SI CURA IL TUMORE DELLA MAMMELLA?

La cura del tumore della mammella si è sempre più perfezionata nel tempo e oggi la donna può contare su diverse possibilità di cura e su maggiori probabilità di sopravvivenza. Tenendo conto del fatto che la malattia può presentarsi in diverse forme, la personalizzazione delle cure rappresenta la sfida più impegnativa nel trattamento di questo tumore.

La scelta della terapia dipende da diversi fattori, tra i quali le caratteristiche istologiche e biologiche del tumore e le caratteristiche della paziente (ad esempio, età e presenza di altre malattie), che possono influire sulla storia clinica della malattia e sulla risposta alla terapia.

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La valutazione della paziente dovrebbe essere effettuata collegialmente da un gruppo di specialisti dedicati quali radiologo, anatomo-patologo, chirurgo, radioterapista oncologo e oncologo medico che, analizzati i dati anatomopatologici, clinici e radiologici, individuano il miglior trattamento, finalizzato anche all’ottenimento di un risultato estetico soddisfacente.

Prima di procedere a qualunque trattamento, il medico spiega dettagliatamente le modalità, rischi o effetti collaterali significativi, nonché vantaggi e svantaggi di eventuali alternative terapeutiche disponibili, dopodiché si firma il consenso informato che autorizza il personale sanitario ad attuare tutte le procedure necessarie.

Le strategie terapeutiche consistono in:

  • trattamenti loco-regionali (chirurgia)

  • terapie adiuvanti (chemioterapia, terapia ormonale, terapia a bersaglio molecolare, radioterapia) da attuare dopo l’intervento allo scopo di completare la cura principale che è la chirurgia.

La scelta della terapia adiuvante più indicata nel singolo caso dipende dal profilo del tumore e quindi dal rischio individuale che il tumore si ripresenti o che si sviluppino metastasi. Grazie all’integrazione ottimale di tali modalità terapeutiche negli ultimi trent’anni si è assistito a un sensibile miglioramento della sopravvivenza delle pazienti.

TRATTAMENTO CHIRURGICO

La terapia standard del carcinoma della mammella, nella maggior parte dei casi, è l’intervento chirurgico.

Esistono 2 tipi di intervento:

  • chirurgia conservativa (quadrantectomia): consiste nell’asportazione del tumore con un’ampia area di tessuto circostante;

  • chirugia demolitiva (mastectomia): nel caso di tumore voluminoso oppure piccolo, ma con estesa componente intraduttale , oppure multicentrico (più focolai di tumore presente in varie parti o quadranti della mammella) o multifocale (più focolai di tumore nella stesso quadrante) , si asporta tutta la mammella. La mastectomia spesso è seguita dalla chirurgia ricostruttiva , che avviene a distanza di alcuni mesi dall’intervento. A tale scopo durante la mastectomia viene posizionato un espansore , che è un palloncino di gomma sgonfio che viene poi gradualmente riempito con soluzione fisiologica nell’arco di 3-4 mesi, allo scopo di far distendere progressivamente la pelle. Una volta raggiunta una distensione adeguata viene posizionata la protesi definitiva.

Durante l’intervento chirurgico di quadrantectomia o mastectomia il chirurgo individua, tramite iniezione di una sostanza colorante o radiotracciante, il primo linfonodo ascellare omolaterale che drena dal tumore (detto anche linfonodo sentinella) e lo rimuove. Questa procedura è importante per accertare se le cellule neoplastiche si sono diffuse al di fuori della mammella e hanno invaso i linfonodi ascellari.

Se l’esame istologico estemporaneo conferma la presenza di cellule tumorali nel linfonodo sentinella, vengono rimossi altri linfonodi ascellari (dissezione ascellare) per capire quanti di questi sono stati invasi dal tumore.

Dopo l’intervento chirurgico è normale avvertire gonfiore o dolore intorno alla ferita, che normalmente scompare dopo qualche settimana. Le donne che sono state sottoposte alla dissezione ascellare, spesso avvertono insensibilità e formicolio nella regione dell’avambraccio omolaterale. In tali casi un fisioterapista può consigliare alcuni esercizi per recuperare la funzionalità dell’arto anche se qualche volta il danno potrebbe essere permanente.

Il linfedema (o gonfiore del braccio o della mano omolaterale) è una conseguenza della dissezione ascellare e/o della radioterapia. Talvolta nel giro di pochi mesi o anni dall’intervento, il gonfiore può diventare notevole e molto invalidante ed è necessario ricorre alla fisioterapia e/o linfodrenaggi periodici.

CHE COS’E’ L’ESAME ISTOLOGICO E PERCHE’ E’ COSI’ IMPORTANTE?

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Dopo l’intervento chirurgico il pezzo operatorio viene inviato all’anatomopatologo, che studia le caratteristiche del tumore e le descrive e riporta in un referto istologico, nel quale si trovano le notizie riguardanti:

  • il tipo istologico (duttale, lobulare, ecc.);
  • dimensioni del tumore;
  • il grado istologico (G1, 2, 3);
  • la presenza o meno di cellule tumorali nei capillari sanguigni che circondano il tumore (invasione vascolare);
  • la presenza o assenza di recettori ormonali (estrogeni e progestinici);
  • lo stato di salute dei linfonodi ascellari;
  • la percentuale di proliferazione, in pratica la velocità di crescita delle cellule tumorali, indicata con la sigla Ki67 o MIB-1;
  • la positività o negatività di un test chiamato Her2 o c-erbB2, che caratterizza ulteriormente le cellule tumorali.

In questo modo si ottiene unidentikit’ del tumore, che è fondamentale per capire bene quali sono le caratteristiche della malattia e individuare il trattamento più adeguato.

COSA E QUALI SONO LE TERAPIE ADIUVANTI?

Dopo l’intervento si pone il problema di come prevenire un ritorno della malattia nella mammella operata (se è stata conservata) o nella mammella controlaterale, o nel resto del corpo (quindi delle metastasi, soprattutto ossa, fegato e cervello). Le terapie che mirano a ridurre il rischio di recidiva e di metastasi si definiscono adiuvanti perché aiutano ad accrescere la probabilità di guarigione, e includono sostanzialmente chemioterapiaormonoterapiaterapie biologiche e radioterapia

Il trattamento individuato tiene conto anche del desiderio della paziente e della sua visione della vita, perché non tutte le donne sono disposte ad accettare ogni rischio di qualunque tipo di trattamento e non vogliono eccedere nelle precauzioni terapeutiche per non esporsi troppo ai loro effetti collaterali. 

A breve seguirà la terza parte “Quali sono le Terapie Adiuvanti”

Dott.ssa Waskiewicz

 

Articolo redatto da:
Dott.ssa Justyna WASKIEWICZ
Medico Radioterapista
presso l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige

 

LILT MARCHIO

 

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