Che cos’è la Celiachia?
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine. Il glutine è il fattore scatenante della malattia celiaca. È la componente proteica che si trova nel frumento (quello che comunemente è chiamato “grano”) ed in altri cereali.
La sempre più diffusa e costosa “fobia” del glutine, motivata da possibili problemi di intolleranza, nella gran maggioranza dei casi è infondata.
Secondo i ricercatori dell’Università di Newcastle, il glutine fa scattare problemi di salute in appena un sesto degli adulti che accusano intolleranza alla proteina.
E solleva interrogativi verso un lucrativo mercato globale del gluten-free che vale più di 6 miliardi di dollari nei soli USA.
Lo studio si è rivolto all’8% della popolazione che secondo le stime incolpano il glutine per un’ampia gamma di disturbi: dal gonfiore di stomaco a mal di testa e nausea, a dolore delle giunture, da depressione alla febbre da fieno.
“Risulta che solo una piccola proporzione sia veramente suscettibile al glutine o al frumento. Molti si sottopongono senza necessità a una costosa dieta “gluten-free”, scrivono gli esperti.
La celiachia è una condizione autoimmune in cui il glutine induce il sistema immunitario ad attaccare l’intestino e gli altri organi.
Riferiscono gli studiosi che per ogni persona realmente affetta, circa altre sette si dichiarano suscettibili alla proteina senza soffrire di celiachia.
Una dieta gluten-free costa 17 volte più di una regolare dieta ed espone la persona a carenza di oligoelementi e di vitamine.
CELIACI solo perché “di moda”. Perché mangiare senza glutine può sembrare “più sano” o fa sperare di mantenere la linea perfetta. Magari per emulare qualche personaggio famoso che segue questa dieta.
Sono 6 milioni gli italiani che si considerano affetti da questa patologia seguendo – in realtà – dei falsi miti e sprecando ogni anno 105 milioni di euro per l’acquisto di cibi gluten free a loro non necessari.
La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci: in Italia si stimano circa 600.000 casi, pari all’1% della popolazione, ma i diagnosticati ad oggi sono circa 190.000.
Da Gwyneth a Victoria. Il mercato del “noglutine” ‘ in ascesa, con una crescita di fatturato e proseliti spinti anche dalle celebrità del mondo dello spettacolo.
Da Gwyneth Paltrow a Victoria Beckham e Lady Gaga, sono infatti molte le star con la passione del gluten-free. Non sono celiache, ma non portano in tavola nulla che contenga glutine, convinto di guadagnare così in salute e restare in forma. Una scelta inutile.
GLI ALIMENTI senza glutine non sarebbero così salutari come sembra. L’ennesima conferma arriva dai nutrizionisti della Società Europea di gastroenterología ematologia e nutrizione pediatrica.
I ricercatori hanno confrontato 654 prodotti gluten-free come pane, pasta, pizza, farine e biscotti di 25 marche diverse, con gli equivalenti che invece contengono i glutine. Risultati dell’analisi sono stati presentati al congresso di Praga.
I grassi. “Complessivamente i diversi tipi di pane senza glutine avevano un livello molto maggiore di grassi e acidi grassi saluti, le paste un più basso contenuto di proteine e zuccheri e i biscotti un minimo contenuto di proteine e tripa lipidi.
Il pane, la pasta e le farine con il glutine, invece hanno un contenuto 3 volte maggiore di proteine rispetto ai loro sostituti gluten-free, spiegano gli esperti.
“L’intolleranza al glutine colpisce l’1% della popolazione europea e una dieta senza glutine va seguita per tutta la vita. Inoltre un numero sempre crescente di persone mangia senza glutine perché convinta sia più salutare, anche se non sono affetti da celiachia.
La scelta è particolarmente importante per i bambini, perché una dieta così sbilanciata influenza il loro sviluppo e aumenta il rischio di obesità durante l’infanzia.
Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco “l’esclusione del glutine è inutile”. La dieta senza glutine non dà nessun beneficio in termini di salute del cuore se a seguirla è una persona che non soffre di celiachia.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 65mila donne e 45mila uomini, seguiti tra il 1986 e il 2010.
(di Agnese Ferrara)
Fonte: Pubblicazione LILT “Prevenire Insieme”
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