Un adulto su tre ha almeno un nodulo alla tiroide rilevabile con l’ecografia e la frequenza sale fra le donne, specie dopo la menopausa e fallimentare dell’età. I tumori, aria vista, sembrano in aumento anche fra i giovani sopra i 18 anni.
A ben guardare però i dati si spiegano con un incremento quasi esponenziale di ecografie e aghi aspirati, non di rado inutili, perché spesso e volentieri le cisti sono benigne.
- Quali sono i noduli a rischio
“I noduli spesso si trovano per caso durante ecografie eseguite per altri scopi, poi si fa l’ago aspirato e magari si scopre un piccolo tumore, che però nella quasi totalità dei casi non avrebbe dato alcun segno di sé”. La paura è inevitabile, ma gli esperti invitano a non allarmarsi.
<< Valutando criteri come dimensioni, margini, irrorazione sanguigna e aspetto all’ecografia si individua con un buon margine di certezza il 10-15% di formazioni che meritano un esame più approfondito – spiega Stefano Mariotti, presidente dell’Associazione Italiana Tiroide.
In questi casi vale la pena fare un ago aspirato, che indica il grado di rischio del nodulo >>.
<< Oggi possiamo rilevare tumori maligni di 4 o 5 millimetri di cui avremmo potuto ignorare l’esistenza, perché sono lenti e non avrebbero mai dato segno clinico di sé: sapendo che ci sono è difficile che il paziente abbia la freddezza di rinunciare all’intervento, eppure la sorveglianza stretta è un’opzione spesso percorribile senza pericoli, come mostrano sempre più evidenze scientifiche.
Un tumore tiroideo più piccolo di un centimetro quasi mai dà metastasi o cresce rapidamente, di contro un intervento non è mai a rischio zero.
L’ideale sarebbe trovare un marcatore che individui il 3-5% di neoplasie più pericolose per operare solo quelle >>.
- Esami soprattutto in presenza di familiarità
Visto che le ecografie a tappeto hanno “effetti collaterali” quando è davvero necessario farle? << Lo screening è ragionevole solo se c’è familiarità per alcuni tumori tiroidei rari, pari a meno del 5% del totale, o dopo un’esposizione accertata a radiazioni ionizzanti come nel caso del disastro di Fukushima – afferma Mariotti >>.
<< Gli ultrasuoni sono raccomandati anche in chi ha parenti stretti con una tiroide autoimmune e l’esame, associato a una valutazione della funzionalità della tiroide tramite il dosaggio degli ormoni, è consigliabile nelle donne con familiarità che pianificano una gravidanza >>. (E. Meli)
Fonte: Pubblicazione LILT “Prevenire Insieme”
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