
Quando i livelli di additivi, contaminanti ed altri residui sono adeguatamente controllati, la loro presenza negli alimenti e nelle bevande non sembra essere dannosa. D’altro canto, l’uso eccessivo od improprio può essere una minaccia alla salute, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
Le indagini relative al fatto che i cibi conservati sotto sale, affumicati e con nitrati e nitriti aggiunti, possono aumentare il rischio di cancro dell’esofago e dello stomaco in quei paesi dove vi é un alto consumo di questi cibi nella dieta sono ancora limitate e parziali.
Poiché la definizione di additivo, può suscitare nel consumatore atteggiamenti di diffidenza, è opportuno fornire alcune indicazioni di carattere generale:
- molti additivi sono costituenti naturali di alimenti: ad es. l’acido citrico, la lecitina, le pectine i tocoferoli, i glucosidi steviolici;
- gli additivi alimentari, sono sostanze ampiamente studiate e documentate sotto il profilo tossicologico e il loro uso è costantemente sotto controllo di organizzazioni internazionali e nazionali. Per essi è fissata una dose accettabile giornaliera, che rappresenta la quantità di additivo che può essere ingerita giornalmente attraverso la dieta nell’arco di vita senza che compaiano effetti indesiderati;
- nella preparazione e conservazione degli alimenti è autorizzato l’impiego solo di quelle sostanze esplicitamente elencate in una apposita “lista positiva”.
Il principio autorizzativo della “lista positiva” è la prima garanzia a tutela del consumatore. L’additivo autorizzato è una sostanza di cui è stata valutata la sicurezza d’uso, di cui sono stati fissati i requisiti di purezza chimica, e comunque è consentito l’uso solo nel caso di documentata esigenza tecnologica: ossia, anche se ritenuto non nocivo, l’additivo non è consentito se non è necessario.
Tabelle di Classificazione degli additivi alimentari in base al numero




Dott. Michael Kob e Dott. Lucio Lucchin

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