
L´oncologia pediatrica è una specializzazione che si occupa di tumori infantili . I più frequenti sono le leucemie , i tumori cerebrali , i linfomi e i tumori ossei . I primi tumori infantili furono diagnosticati intorno agli anni ´50 e all’epoca solo il 20% dei bambini aveva aspettative di guarigione ; oggigiorno l` 80% raggiunge l`età adulta.
I centri di oncoematologia pediatrica in Italia sono oltre 50 , tutti caratterizzati da attiva collaborazione fra loro, per garantire la migliore qualità delle cure e limitare la migrazione sanitaria.
Presso il reparto di pediatria dell’ospedale di Bolzano si trova il centro di onco-ematologia pediatrica dell’Alto Adige , luogo di cura e di vincoli umani , concepito e realizzato grazie a persone sia dell’ambito medico sia del volontariato ,fortemente motivate alle relazioni d’aiuto.
La dott.ssa Laura Battisti , referente dell’oncoematologia pediatrica dal 1994, racconta come tutto nacque “per caso”, quando il primo giorno della scuola di specialità di pediatria a Verona le fu assegnato il compito di frequentare l`oncologia pediatrica.
La giovane specializzanda pensò che il periodo in quel reparto sarebbe stato occasionale e breve , invece da quella esperienza è nato il desiderio di approfondire la conoscenza di quel mondo e di mettersi a disposizione dei piccoli pazienti oncologici, tanto che alla specializzazione in pediatria è seguita una seconda specializzazione in oncologia pediatrica presso l’università di Padova e in seguito un ulteriore periodo di pratica medica presso il servizio di oncologia di Graz.
Nel marzo 1994 la dott.ssa Battisti inizia a occuparsi specificamente di tumori infantili presso la pediatria di Bolzano con la collaborazione di una infermiera . All’epoca la maggior parte dei bambini oncologici altoatesini veniva curata a Innsbruck e a Padova. Grazie al sostegno del primario di pediatria prof. Pittschieler e, a partire dal 1998 all’affiancamento della associazione Peter Pan, che ha provveduto a arredi e forniture sanitarie in ospedale, nonché ad aiuti economici alle famiglie, oggi il reparto di onco-ematologia pediatrica di Bolzano si presenta confortevole , modernamente arredato e colorato, componendosi di due stanze di isolamento per le cure chemioterapiche , di un angolo soggiorno per i momenti di socialità, un ambulatorio, un’aula scolastica ed una stanza “dei colloqui”.
Ci sono libri, giochi, mobili progettati da una mamma architetto, che ha avuto la sua bambina ricoverata.
Il gruppo di operatori comprende quattro medici , tre infermiere , tre psicologhe, un insegnante , una fisioterapista. Alle figure dell’ambito medico si affianca, con un importante ruolo di ricreazione e socialità, il ceramista, che con i bambini crea i bellissimi manufatti visibili nel reparto.
Nel centro vengono trattate le malattie tumorali più frequenti, mentre i tumori rari vengono trattati principalmente a Padova, Verona, Innsbruck e Bologna.
Coadiutori nella diagnosi e durante la terapia sono i laboratori centralizzati, sia con analisi ematiche, che per ricerche diagnostiche sui tumori solidi.
I nuovi casi di tumore infantile nella provincia di Bolzano sono fra i 18 e i 20 all’anno; un bambino su seicento viene colpito da tumore. La durata media di ogni ricovero è fra i tre e i sei giorni , ma i tempi di degenza si allungano in caso di insorgenza di infezioni , evento non raro.
La stanza dei colloqui è un luogo molto simbolico: lì viene comunicata la diagnosi, lì inizia il cammino comune di operatori, bambini e famiglia. Alla comunicazione della diagnosi la reazione dei famigliari è di disperazione, pensando al pericolo di una morte imminente e al dolore fisico che dovrà sopportare un bambino . “ Mi è scoppiata una bomba in testa “, ha detto una mamma alla dottoressa, che le aveva comunicato la leucemia della sua bambina. In questa frase è condensato tutto il panico dei primi momenti, a cui fanno seguito le informazioni fornite dal personale competente ed empatico sulle ampie possibilità di guarigione dei tumori infantili e su come i bambini si adattano sempre a ricoveri, terapie, contatti con personale sanitario.
Di fatto, oltre le terapie, spesso dolorose, e i cambiamenti di abitudini di vita, i bambini nel reparto trovano accoglienza, solidarietà, un ambiente confortevole; nascono amicizie, si va a scuola, vengono organizzate gite, si festeggiano insime non solo i compleanni, ma il coraggio nel superare le difficoltà, e le guarigioni.
Molti si sentono in famiglia e il reparto diventa la loro seconda casa; come per quel bambino che, qualche anno fa, si toglieva le scarpe prima di entrare in reparto, come a casa, appunto.
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